Siracusa e la sua storia sono impossibili da raccontare sulle pagine di un sito. Dall'antico al moderno, Siracusa offre ai viaggiatori di ogni tipo la possibilità di scoprire mondi diversi accomunati da un unico denominatore: la bellezza.
Ricca di monumenti di origine greca e romana, il barocco si affaccia sulle piccole strade dell'isola d'Ortigia che nel suo cuore racchiude il Duomo, perfetta fusione tra un tempio greco e l'architettura cristiana, per poi perdersi sul mare. I miti e le leggende che narra la storia di Siracusa la rendono un luogo un po' magico, ove chiunque potrà cogliere il proprio personale concetto di meraviglia. Di seguito solo alcuni dei luoghi che è possibile visitare.
"Il fiume Anapo imbocca nel Porto Maggiore. è fuor di dubbio che lo stesso confonde le sue acque placidamente con quelle della fontana Ciane, ritrovandosi lungo le sue sponde in gran copia arboscelli, canne selvatiche, viti e il papiro, che sempre verdeggiano."
(Giuseppe Pappalardo, Guida Per Le Antichità Di Siracusa, vol. 1, 1818, p. 65.)
I fiumi che attraversano l'area della città sono l'Anapo e il Ciane. Sono questi due fiumi antichissimi, già noti alla letteratura d'epoca greca, la quale in generale donò ai corsi d'acqua di Siracusa una storia ricca di miti e leggende. I due fiumi sfociano affiancati nel mar Ionio, presso i Pantanelli, pianura alluvionale, dove si trova la riserva naturale delle saline di Siracusa: saline non più in uso da diversi anni. La macchia mediterranea caratterizza la flora e la fauna di Siracusa: palme, uliveti e fico d'india crescono in abbondanza, così come gli agrumeti: il limone di Siracusa è noto a livello internazionale. Altre specie vegetali sono endemiche solo di questo determinato habitat, caratterizzato dalla roccia calcarea, come la ortica rupestre Guss., il trachelio siciliano, i perpetuini degli Iblei.
Siracusa dal luglio del 2005, insieme alla necropoli rupestre di Pantalica, è entrata a far parte della lista dei World Heritage. I criteri di tale inserimento sono stati:
- Criterio II: I siti ed i monumenti di Siracusa/Pantalica formano un "Insieme", che costituisce una raccolta unica quale straordinaria testimonianza delle culture del mediterraneo attraverso i secoli e nello stesso spazio.
- Criterio III: "L'insieme" Siracusa/Pantalica offre, attraverso la sua straordinaria diversità culturale, una eccezionale testimonianza dello sviluppo della civilizzazione di oltre 3 millenni.
- Criterio IV: Il gruppo di monumenti e siti archeologici situati a Siracusa (tra il centro di Ortigia e i vestigi localizzati in tutta la zona urbana) sono il più grande esempio dell'eccezionale creazione architettonica che raggruppa diversi aspetti culturali (Greco, Romano, Barocco).
- Criterio VI: L'antica Siracusa era collegata direttamente ad eventi, idee e lavori letterari di eccezionale importanza universale.
I musei
Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi
si occupa di preservare i reperti archeologici ritrovati nel siracusano e nella Sicilia Orientale. Di grande importanza per il suo contenuto, è annoverato tra i musei più grandi d'Europa, per la quantità di materiale che possiede al suo interno. Suddiviso in più piani e settori conserva i reperti che vanno dall'età preistorica, all'età greca e romana. In ogni sezione vi sono dei pannelli esplicativi che mostrano il contesto di ciò che si sta osservando. Il museo si trova all'interno della Villa Landolina.
Museo del Papiro
si occupa di preservare e curare la rara pianta del papiro che ha nel territorio siracusano (e nel Fiumefreddo catanese) la sola vegetazione spontanea del continente europeo. Di grande rilevanza storico-culturale questo museo sarà presto sede dell'Istituto Italiano per la Civiltà Egizia
Museo Bellomo
sito presso il Palazzo Bellomo, in Ortigia, raccoglie i reperti di epoca medioevale e moderna. Contiene 4 sale nel pianoterra e 16 al primo piano. Tra le sue collezioni di dipinti anche la pregiata Annunciazione diAntonello da Messina.
Archimedeion
è un museo scientifico e tecnologico, dedicato allo scienziato siracusano, Archimede. Inaugurato nel 2011, definito moderno, è il primo museo multimediale scientifico del Sud. I vari temi illustrati sono raggruppati secondo tre linee principali: macchine per la guerra e la pace, matematica e geometria, fisica statica e idrostatica, e la ricostruzione del planetario di Archimede. Il museo è inoltre dotato di un Cinema 3d, lo Science Gymnasium.
Museo dell'INDA
in esso vengono predisposte esposizioni temporanee dedicate alla storia delle rappresentazioni classiche al Teatro greco di Siracusa; è possibile visitare i modellini, figurini, copioni, fotografie, maschere, biglietti, locandine, audio, ritagli di giornale e svariati oggetti che raccontano la messinscena dei grandi spettacoli classici.
Museo Aretuseo dei Pupi
mostra l'arte dell'Opera dei Pupi Siciliani, dichiarata dall'Unesco Patrimonio Orale e Immateriale dell'Umanità. All'interno del museo è possibile usufruire anche di un centro studi contenente documenti su tale tradizione.
Museo del Cinema
si sviluppa su una superficie di circa 2000 mq su tre livelli dedicati interamente al cinema. Le sale dell'esposizione permanente mostrano le arti audiovisive dalle origini ad oggi. Più di 20 000 reperti cinematografici divisi in 12 sale che mostrano: proiettori, cineprese, microfoni, giradischi, moviole, macchine cine-fotografiche, registratori e molti altri. Questo museo è nel suo genere il terzo più grande in Italia.
Tecnoparco Archimede
si trova nei pressi del Parco della Neapolis, in una superficie espositiva di 1700 mq, sono ospitate repliche, a grandezza naturale o in scala, di macchine da guerra utilizzate nel III secolo a.C. e autentici strumenti tecnologici ideati dal genio di Archimede, quali gru, baliste, vite di Archimede, orologi ad acqua, specchi ustori ed altri.
Museo del Mare
è un museo giovane, inaugurato il 13 aprile 2012, chiamato Sirmuma, mostra la storia marinara di Siracusa, e il rapporto che essa ha con il mare: paesaggio, memoria, mestiere, cultura e tradizione.
Aquarium
l'acquario marino si trova accanto alla Fonte Aretusa, diviso in più settori, una parte di questi è riservata alla vita marina del Mediterraneo, mentre i restanti sono dedicati ai pesci tropicali.
Eventi:
Tra gli eventi più importanti: a oggi si rivivono i fasti del teatro greco grazie alle Rappresentazioni classiche, organizzate ogni anno dall'INDA ("Istituto del Dramma Antico").
Un altro evento è l'Ortigia Festival; Siracusa per l'occasione ospita rappresentazioni teatrali moderne e spettacoli di musica e danza tenuti nei luoghi più suggestivi della città.
Da agosto a settembre, presso la latomia dei Cappuccini, si tiene la rassegna d'arte, musica e letteratura LatomiArte.
In estate la città ospita il Festival Internazionale del Balletto, quest'anno giunto alla sua XXII edizione. Si tiene presso l'Arena Maniace, e si esibiscono ballerini provenienti da tutto il mondo con più stili variegati: dalla danza classica alla danza moderna, dal tango all'hip hop e alla street life americana.
Si è giunti alla VI edizione del Siracusa International Tango Festival.
Per Natale la città ha organizzato la serie di eventi chiamata "Siracusana è..." (riferimento alla santa patrona della città, Santa Lucia); gli eventi hanno compreso la messa in scena de Il teatro che non c'è, una rassegna di spettacoli per i più piccoli. Quest'anno si è tenuta la I edizione del presepe vivente, intitolato "Siracusa - Ortigia sulle orme di Betlemme".
Per il Concerto di Natale, si è esibita nella cattedrale di Siracusa l'Orchestra da Camera del Festival Euro Mediterraneo.
Dal 1° gennaio fino a marzo 2012 è stata organizzata la VI edizione di Luci a Siracusa, una serie di eventi artistici, musicali, religiosi, culturali: "Luci in Jazz", Cabaret, concerti, Guitar Circus (spettacoli di chitarra), commedie teatrali, concerti di artisti nazionali e internazionali.
Siracusa City Marathon, giunta alla XIV edizione; maratona sportiva che si tiene ogni anni nel periodo invernale di gennaio.
All'Antico Mercato di Siracusa si organizzano spesso e volentieri eventi, come Amo Fest 2012 con programma di musica, o Fest Foof edizione 2013, che organizza stand e laboratori artigianali; di recente ha organizzato l'evento EXPO Multimediale.
La Festa della musica europea edizione 2013, si terrà a fine giugno; musica, teatro, artisti di strada, laboratori per bambini, danza, sport, enogastronomia, saranno i temi principali dell'evento popolare che si terrà tra le vie e le piazze del centro storico d'Ortigia.
Nel 2009 Siracusa ha ospitato presso il Castello Maniace, il G8 Ambientale.
"Prendete un tempio greco, incorporatelo per intero in un edificio cristiano, al quale aggiungete successivamente una facciata normanna che viene abbattuta dal grande terremoto del 1693. Senza scoraggiarvi vi rimettete all'opera e, cambiando completamente direzione, sostituite la vecchia facciata con una deliziosa composizione barocca all'incirca del 1728 54. E il tutto, deteriorato com'è, continua a vivere e a sorridere, diffondendo nel mondo la sua immagine come se fosse stato ideato da un Leonardo o da un Michelangelo"
(Lawrence Durrell parla della Cattedrale di Siracusa)
"Di Alfeo ultima dimora,
Ortigia, gloriose radici della potenza di Siracusa,
Culla allora di Artemide,
Da te, o sorella di Delos, si innalzi il canto
Addolcendo a prezzo alto [...]."
(Pindaro, Odi, 518-438 a.C.)
L'isola di Ortigia è molto importante per comprendere le origini dell'intera Siracusa, poiché le fonti attestano che su quest'isolotto poco distante dalla terraferma, sorse il primo nucleo abitativo dei coloni corinzi[7][8][9]. Essa fu nota nell'antichità con tre denominazioni che si succedettero a seconda del periodo storico.
Dalla Porta Marina fino al Castello Maniace (che rappresenta la punta estrema dell'isola), vi è un susseguirsi di sorgenti e fonti naturali che fuoriescono al di sotto o in corrispondenza del livello medio del mare; ne è un esempio la rinomata Fonte Aretusa, uno specchio d'acqua dolce situato in Ortigia e che arriva al contatto con l'acqua salata del mare. La presenza di queste sorgenti è dovuta alla pendenza naturale delle fluenze e dal già citato sistema di fratturazione esistente nelle rocce ortigiane, entrambi sono fattori favorevoli all'insorgere delle acque.
Altri esempi di sorgenti naturali in Ortigia sono dati dalla Fontana degli Schiavi; da uno dei miqwè (bagno ebraico) più suggestivi d'Europa; dalla Vasca della Regina(sorgente naturale posta al di sotto del livello del mare, nel Castello Maniance) e le manifestazioni sorgive, quasi del tutto scomparse di Occhi di Zivillica (o Occhi di Zilica).
Altro aspetto morfologico molto interessante dell'isola di Ortigia, sono i suoi ipogei; i siracusani li hanno scavati nei secoli, già dai tempi greci fino ai tempi bellici della seconda guerra mondiale, quando questi ipogei vennero utilizzati come rifugi antiaerei per la popolazione. Il più importante è quello di Piazza Duomo, recentemente aperto al pubblico, sulle cui pareti si notano anche degli affreschi bizantini. Ortigia ha molti ipogei sotterranei, in alcuni, come in quello del quartiere ebraico, la Giudecca, vi è anche la presenza dell'acqua dolce, con le stesse caratteristiche delle altre polluzioni d'acqua naturale descritte sopra.
La sua costa forma l'entrata naturale di un grande golfo, la cui altra estremità è rappresentata dalla costa del Plemmirio. Si pensa che l'isola, dopo la colonizzazione greca, venne collegata quasi subito alla terraferma utilizzando un terrapieno, ovvero un accumolo di terreno realizzato aritificialmente. In seguito il terrapieno venne sostituito da un ponte. La sua costa, in tempi antichi, doveva essere più prolungata, infatti dai vari studi archeologici fatti presso il Porto Piccolo di Siracusa, risulta visibile sott'acqua parte della banchina marmorea che contraddistingueva l'approdo siracusano. La tipologia di costa è rocciosa e frastagliata, nella sua maggior parte, eccetto qualche golfetto di sabbia.
Per gli amanti del mare, la costa Siracusana è ricca di spiagge sabbiose e rocciose. Dalla riserva del Plemmirio, alle coste della Fanusa, passando per le spiagge dell'Arenella e di Fontane Bianche.
a Soli 20 Km dalla struttura si trova il meraviglioso paese di Noto. Capitale del Barocco, patrimonio dell'Unesco, ogni singole via di questo piccolo paese racchiude in sé secoli di storia.
"Noto è una delle città d'Europa più splendidamente costruite: questa piccola remota località emerge nella memoria al pari di Würzburg o Nymphenburg, come uno dei risultati più raffinati dell'età che produsse Mozart e Tiepolo"
(Douglas Sladen)
Le vie della città sono intervallate da scenografiche piazze ed imponenti scalinate che raccordano terrazze e dislivelli. L'unitaria ricostruzione produsse un tessuto urbano coerente e ricco di episodi architettonici. Venne utilizzata la tenera pietra locale, di colore tra il dorato e il rosato, riccamente intagliata. La ricostruzione avvenne unitariamente sotto la guida del Duca di Camastra, che rappresentava a Noto il Viceré spagnolo
Basilica Cattedrale di San Nicolò
Inserita nella lista mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO ed edificio nazionale dal 1940, la Cattedrale di Noto è il risultato finale di un percorso di ricostruzione sette/ottocentesco a cui hanno partecipato attivamente i tre maggiori esponenti del barocco netino, Rosario Gagliardi, Paolo Labisi e Vincenzo Sinatra. Gravemente compromesso dal crollo della cupola e di due navate nel marzo 1996, l'edificio è stato riaperto al culto nel 2007 dopo 9 anni di lavori. è intitolata a San Nicolò, vescovo di Mira. L'interno della chiesa ha un impianto a croce latina ed è suddiviso in tre navate, di cui la centrale più grande delle laterali. Fra le opere di rilievo è possibile ammirare una copia dello Spasimo di Sicilia, di Raffaello, una scultura marmorea raffigurante San Michele Arcangelo, di scuola gaginiana, un bassorilievo della Madonna delle Grazie, proveniente da Noto Antica, oltre a varie tele del siciliano Costantino Carasi. La cappella di fondo della navata destra custodisce la preziosa arca cinquecentesca in legno rivestito in lamina d'argento, finemente lavorata a sbalzo e cesello, contenente le spoglie del Santo Patrono della città e della Diocesi di Noto Corrado Confalonieri, visibile solamente in occasione delle festività dedicate al santo nei mesi di febbraio ed agosto.
Chiesa del Santissimo Crocifisso
è il secondo edificio di culto della città. Situato nel piano alto, la sua costruzione è stata avviata all'inizio del settecento, su progetto di Rosario Gagliardi. La facciata, incompiuta si eleva su una breve scalinata, che si presenta lineare come il resto della facciata. L'interno, a 3 navate, custodisce diverse opere di rilievo perlopiù recuperati dalle macerie dell'antica città, fra i quali una Madonna Bianca di Francesco Laurana, una teca contenente una spina proveniente dalla corona di cristo, una scultura lignea del Sacro Cuore di Gesù (XVI sec.), e due leoni romanici, precedentemente collocati all'esterno. Nell'abside si trova la croce in oro eseguita nel 1746 da V. Rotondo, su disegni del Gagliardi, al centro della quale, racchiuso in una teca, sono custoditi i resti di un'antica pittura su legno raffigurante il Cristo, recuperata a Noto Antica ed attribuita a San Luca.
Chiesa di San Carlo al Corso
ubicata in corso Vittorio Emanuele, nota anche come chiesa del collegio per l'annesso monastero dei gesuiti (oggi sede del Liceo Classico), è edificata a partire dal 1730 probabilmente su progetto di Rosario Gagliardi, la chiesa è a pianta longitudinale, con tre navate coperte da una volta a botte e scandite da semicolonne.
Chiesa di San Domenico
Consacrata alla Santissima Annunziata, è definita la più compiuta realizzazione del barocco netino. Venne edificata come chiesa conventuale dei Padri Domenicani, ad opera dell'architetto Rosario Gagliardi, fra il 1703 ed 1727. La facciata è a due ordini, il primo dorico ed il secondo ionico mentre la parte centrale sporge verso la strada con forma convessa. L'interno, a tre navate, è strutturato su una pianta a croce greca allungata con cinque cupole riccamente decorate da stucchi ed altari laterali con dipinti settecenteschi, tra i quali spicca in particolare la Madonna del Rosario di Vito D'Anna.
Chiesa di San Francesco d'Assisi all'Immacolata
Costruita fra il 1704 e il 1745 su progetto degli architetti Vincenzo Sinatra e Rosario Gagliardi, la chiesa di S. Francesco con l’annesso ex convento è fra i più imponenti edifici religiosi di Noto. L'interno, ad unica navata, è ricco di opere pittoriche, nonché di monumenti funebri dedicati ad esponenti di diverse famiglie nobiliari netine.
Chiesa di Santa Chiara
Progettata da Rosario Gagliardi negli anni intorno al 1730, venne completata nel 1758 e fu annessa al monastero (oggi adibito a sede museale). La pianta della chiesa è di forma ellittica, sul modello delle chiese ellittiche romane edificate tra Cinquecento e Seicento. Lo stile architettonico barocco si riconosce maggiormente all'interno, dove sono custodite, fra le varie opere, una pala del 1854 raffigurante i Santi Benedetto e Scolastica, del pittore palermitano Salvatore Lo Forte e una Madonna col Bambino cinquecentesca in marmo, attribuita a Antonello Gagini.
Chiesa di Santa Maria dell'Arco
Ubicata in via Viceré Speciale insieme all'annesso monastero cistercense, alle spalle del Palazzo Ducezio, fu progettata da Rosario Gagliardi ed edificata tra il 1730 il 1749. Nella facciata è degno di nota il portale delimitato da due colonne tortili e sormontato dallo stemma cistercense. L’interno, ad unica navata, è ricco di opere pittoriche attribuite al Carasi, mentre sulla parete dell’abside è collocata la tela della Presentazione al tempio di Antonio Manno (1797); vi si conservano le reliquie del beato Nicolò Morengia.
Palazzo Ducezio
Il palazzo del municipio fu progettato dal netino Vincenzo Sinatra nel 1746, ispirandosi ad alcuni palazzi francesi del XVII secolo, ma venne portato a compimento solo nel 1830, e il secondo piano venne costruito nella prima metà del secolo scorso. La facciata, convessa, è caratterizzata da venti arcate sorrette da colonne con capitelli ionici nella sezione inferiore, e da tredici finestroni rettangolari nella sezione superiore. All'interno è degna di nota la "Sala degli specchi", salone ovoidale arredato con mobili in stile Luigi XV e grandi specchi scolpiti dall'avolese Sebastiano Dugo. Nella volta della sala campeggia "La Fondazione di Neas", affresco neoclassico del pittore Antonio Mazza che raffigura la fondazione di Noto da parte del condottiero siculo Ducezio.
Teatro "Tina Di Lorenzo"
Definito da alcuni come la "Scala di Milano in miniatura"[senza fonte], fu costruito nella seconda metà dell'XIX secolo su progetti degli ingegneri netini Francesco Cassone e Francesco Sortino. Il prospetto, in stile neoclassico, presenta bassorilievi con motivi musicali e maschere teatrali, nonché le sculture, in arenaria, rappresentanti l'allegoria della Musica, i due trofei musicali con i quattro treppiedi, dello scultore Giuliano Palazzolo. L'interno fu invece decorato dai pittori Di Stefano e Stubba. L'amministrazione comunale, nel 2012, lo ha intitolato alla famosa attrice netina Tina Di Lorenzo, precedentemente era noto come Teatro Vittorio Emanuele III. Ha una capacità di 320 posti a sedere che include tre file di palchi, ed una galleria con 80 sedie.[11].
Porta Reale o Ferdinandea
Costruita in occasione della venuta del re Ferdinando II di Borbone, è il simbolo dell'ingresso nella città. è opera del napoletano Angelini, autore anche della statua di Ferdinando poi diventata monumento dei caduti. Fu completata in un anno, il 1838,con l'aspetto neoclassico che conserva tutt'oggi.
Il territorio è disseminato di aree d'interesse archeologico, benché molte non siano valorizzate ne riconosciute come tali. In questa pagina, riporteremo solo quelle più note, attrezzate e facilmente raggiungibili.
- Noto Antica; situata 9 km a nord dell'attuale centro abitato, su una montagna rocciosa cuoriforme, il monte Alveria, l'antica Noto fu rasa al suolo dal terribile terremoto del 1693. Pur essendo definita più volte come la "Pompei medievale"[senza fonte], il sito archeologico, pur riconosciuto tale, non è valorizzato a sufficienza per mancanza di strutture adeguate, cartellonistica sufficiente e un'adeguata fruizione. L'intero sito necessita di campagne di scavo conoscitive avvenute solo in parte minima. Si presenta oggi come un suggestivo percorso nella natura, con le rovine dell'antica città che riaffiorano dall'erba.
- Eloro; è un sito archeologico ubicato su di un promontorio prospiciente il mare Jonio, nei pressi della foce del fiume Tellaro. Un tempo fiorente città greca, sulla direttrice della più tarda "via Elorina", che metteva in comunicazione le colonie greche di Siracusa,Kamarina e Gela, fu distrutta con l'arrivo degli arabi. Degni di nota sono il teatro greco, pur sfregiato da interventi fascisti, la medievale Torre Stampace, costruita su una più grande e vetusta fortezza citata da Plinio il Vecchio e i resti di santuari, mura ed edifici risalenti all'età classica.
- Colonna Pizzuta; situata a pochi chilometri a nord-ovest di Eloro, è un monumento funerario, costituito da una colossale colonna in rocchi di pietra calcarea (diametro di 3,80 m e altezza ricostruibile in circa 10 m). Nei pressi si trova un ipogeo scavato nella roccia, databile alla seconda metà del III secolo a.C., già visto negli scavi di Paolo Orsi nel 1899 e successivamente reinterrato.
- Castelluccio di Noto; sito archeologico localizzato nella parte nord del territorio, ha dato il nome all'omonima cultura di Castelluccio. Il piano dell'abitato consisteva in una sorta di acropoli fortificata e da una necropoli, che consta di oltre 200 tombe a grotticella artificiale, scavate nelle pareti ripide della vicina cava della Signora. La più monumentale è la cosiddetta "Tomba del Principe" con un prospetto costituito da quattro finti pilastri. In prossimità del sito è stato poi costruita, fra il XIV e il XV secolo, una torretta d'avvistamento del quale oggi sono visibili solo le fondamenta.
- Villa del Tellaro; il sito archeologico consiste nei resti di una ricca residenza extraurbana della tarda età imperiale romana. Rinvenuti a partire dal 1971, i resti si trovano in un fertile comprensorio agricolo, su una bassa elevazione presso il fiume Tellaro, sotto una masseria sette-ottocentesca. Più piccola di quella di Patti, la Villa del Tellaro è stata oggetto negli ultimi anni di un rinnovato interesse, grazie soprattutto ad una serie di progetti di ristrutturazione e riqualificazione dell'area interessata. Il 15 marzo 2008, oltre trenta anni dopo gli scavi, la villa del Tellaro è stata finalmente inaugurata e resa fruibile al pubblico.
- Monte Finocchito; non riconosciuta come parco archeologico, l'area del Monte Finocchito, a metà strada fra Noto e Testa dell'Acqua, è caratterizzata da una necropoli a grotticella risalente al 600 a.C. e, nella sommità, dai resti di un antico villaggio siculo, probabilmente contemporaneo ad Hybla, di cui restano solo i basamenti di massicce fortificazioni (ritenute da Paolo Orsi come le più antiche della Sicilia) e di antiche carraie.
- Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari; a metà strada fra Noto e Pachino, è stata ufficialmente istituita nel 1984 (DARTA 81 14/03/1984 - DAR), ma è stata resa effettivamente fruibile solo nel 1989. Oltre ad essere un'aria di interesse naturalistico (grande importanza è rivestita dai pantani), nella riserva naturale è possibile ammirare vari resti archeologici, fra i quali una necropoli bizantina e la settecentesca tonnara. è gestita dall'Azienda Regionale Foreste Demaniali. La riserva è ricca di spiagge: a nord quella di Eloro, con accanto la spiaggia di "Marianelli", "Calamosche", la spiaggia di Vendicari (nei pressi della tonnara) e a sud la spiaggia di San Lorenzo. All'interno della Riserva la storia umana mostra una lunga permanenza. Vi sono diversi insediamenti archeologici e architettonici che testimoniano la vita dell'uomo in questi luoghi sin dall'epoca greca. è possibile trovare infatti le tracce di vasche-deposito di un antico stabilimento per la lavorazione del pesce di età ellenistica, accanto alle quali si è scoperta anche una piccola necropoli.
- Spiaggia di Calamosche; insignita, nel 2005, di "spiaggia più bella d'Italia", è posta fra due costoni rocciosi erosi dal mare, di cui uno (il "Poggio Arena") la separa dall'altrettanto nota spiaggia di "Marianelli". è una delle poche spiagge in Italia ad aver conservato interamente il suo aspetto naturale.
- Spiaggia di Marianelli; leggermente più ampia della vicina spiaggia di Calamosche, si trova alla foce del Fiume Tellaro. è anch'essa posta fra due costoni rocciosi, il "Poggio Arena" ed un altro, su cui svettano i resti della Torre Stampace. Anche questa spiaggia ha conservato interamente la sua primitiva fisionomia.
- Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile; compresa tra i territori di Avola, Noto e Siracusa, in provincia di Siracusa, in Sicilia. è stata istituita nel 1990 (D.A. del 13 luglio), è gestita dall'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. Difeso dalle inaccessibili pareti a strapiombo della cava e la vicinanza dell'acqua, i Siculi, primi abitatori che si conoscono di questo luogo, vi hanno costruito una necropoli, ancora oggi difficile da raggiungere. Ciò che rende spettacolari le cave a causa dello scorrimento dei corsi d'acqua, è la morfologia del grande canyon di Cava Grande del Cassibile, il Kakyparis dei greci. Sul versante nord è possibile osservare un piccolo agglomerato di abitazioni rupestri. Nella zona sud si trova un complesso sistema di abitazioni, scavate nella roccia, disposte una accanto all'altra su sei diversi livelli paralleli, collegati tra loro da un sistema di cunicoli e gallerie.
Modica
Modica è situata 15 km a sud del capoluogo di provincia, ed il suo territorio urbano si sviluppa su un esteso altopiano solcato da profondi canyon (detti localmente "cave"). La città sorge sulla confluenza di due fiumi a carattere torrentizio che dividono l'altopiano in quattro colline: Pizzo a nord, Idria ad ovest, Giganta ad est e Monserrato a sud.
Modica, come altri centri storici del Val di Noto, deve la sua particolare configurazione urbana alla non comune conformazione del territorio combinata ai vari fenomeni di antropizzazione. Molte abitazioni della parte vecchia della città, addossate le une sulle altre, sono spesso l'estensione delle antiche grotte, abitate fin dall'epoca preistorica.
Il tessuto urbano, adagiato sui fianchi delle due vallate e sui pianori delle colline sovrastanti, è un intrigo di casette, viuzze e lunghe scale, che non possono non ricordare l'impianto medievale del centro storico, tutto avviluppato intorno allo sperone della collina del Pizzo, sul quale poggiava inaccessibile il Castello.
Monumenti:
- Il Duomo di San Giorgio in Modica viene spesso indicato e segnalato come monumento simbolo del Barocco siciliano tipico di questo estremo lembo d'Italia. La chiesa di San Giorgio, inserita nella Lista Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il risultato finale della ricostruzione sei/settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi terremoti che colpirono Modica. L'interno della chiesa è a cinque navate, con 22 colonne sormontate da capitelli corinzi. Il tempio è dedicato ai martiri San Giorgio e Ippolito, e fra le navate vi si possono ammirare un monumentale organo con 4 tastiere, 80 registri e 3000 canne, perfettamente funzionante, costruito tra il 1885 e il 1888 dal bergamasco Casimiro Allieri; il polittico dell'altare maggiore, composto da ben 10 tavole, attribuite per molto tempo al messinese Girolamo Alibrandi come opera del 1513. Ma gli storici dell'arte del Novecento e gli studiosi contemporanei[21] hanno attribuito in maniera definitiva l'opera al pittore tardo manierista modicano (per matrimonio) Bernardino Nigro (1538 - 1590)[22], datandola 1573; le pale raffigurano le scene della Sacra Famiglia e della vita di Gesù, dalla Natività fino alla Resurrezione e all'Ascensione, oltre a 2 riquadri con le classiche iconografie dei due santi cavalieri, San Giorgio che sconfigge il Drago, e San Martino che divide il proprio mantello con Gesù, che gli si presenta sotto le vesti di un povero accattone.
- Il Duomo di San Pietro Una bella scalinata con le statue dei dodici apostoli, chiamati dal popolo "santoni", conduce alla sobria ma imponente facciata suddivisa in due ordini, e abbellita da quattro statue, raffiguranti san Cataldo, santa Rosalia, san Pietro e la Madonna, che arricchiscono il secondo ordine, che è infine sormontato all'apice della facciata dalla scultura, in altorilievo, di un Gesù Cristo in trionfo. L'interno della chiesa, a tre navate e con quattordici colonne con capitelli corinzi, è decorato, a partire dal pavimento, del 1864, con intarsi di marmo bianco, marmi policromi e pece nera, per finire con la volta, ricca di affreschi, raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento.
- Chiesa di San Giovanni Evangelista La chiesa di San Giovanni Evangelista presenta una facciata la cui ultima versione è stata rifatta dopo il 1839, per essere completata fra il 1893 ed il 1901. Il luogo di culto si trova in questo sito dal 1150 (bolla di papa Eugenio III). Un documento del marzo 1217 cita le chiese di San Giovanni e di San Giorgio in Modica come poste sotto la tutela della Chiesa di Mileto, in Calabria.
- Chiesa di Santa Maria di Betlem con preesistente Cappella Palatina La chiesa di Santa Maria di Betlem è una delle tre antiche collegiate (dal 1645) della città e risale al XIV secolo. La Cappella Palatina, preesistenza architettonica costruita fra la fine del Quattrocento ed i primi decenni del Cinquecento, è un Monumento Nazionale, facente parte dell'apposito elenco dei beni da salvaguardare, istituito intorno al 1930 dal governo del Regno d'Italia.
- Portale de Leva di primo Trecento, Monumento Nazionale, è un elegante esempio dello stile gotico chiaramontano che poi dominò come stile in Sicilia nel corso di tutto il Trecento. è, insieme al portale della Cappella Palatina custodita all'interno della Chiesa di Santa Maria di Betlem, il più bel portale di Modica, con gli archi di una grande ogiva scolpiti a tre ordini, con decorazioni geometriche a zig zag, e foglie di acanto a completare la fitta trama di ricami arabeschi.
- Palazzo Polara Sul lato sinistro del Duomo di San Giorgio è visibile Palazzo Polara, della fine del Settecento, sul cui frontone spicca lo stemma della famiglia con la stella polare. Palazzo Polara, è una costruzione in stile tardo barocco, introdotta da un elegante scalone. La facciata, in un tutt'uno scenografico con la scalinata monumentale ed il prospetto del Duomo di San Giorgio, domina la parte bassa del centro storico di Modica e le colline che la circondano facendole corona, in un suggestivo colpo d'occhio che ci conduce verso il Belvedere della città alta, il cosiddetto Pizzo.
- Teatro GaribaldiLa prima costruzione fu realizzata fra il 1815 ed il 1820, accorpando un magazzino con la casa di un aristocratico, e fu chiamato Real Teatro Ferdinandeo in onore al regnante dell'epoca. Aveva due file di 24 palchi e la platea. Nel 1844 fu affidato all'ingegner Salvatore Riga il compito di progettare l'ampliamento del teatro, raddoppiando la grandezza della platea, innalzando una terza fila di palchi ed aggiungendo il loggione, riproducendo così lo stile dei teatri lirici all'italiana presenti nelle maggiori città siciliane. Eseguiti i lavori fra il 1852 ed il 1857 sotto la direzione dell'architetto Salvatore Toscano, il teatro, dopo l'Unità d'Italia fu intitolato a Garibaldi. Esso si presenta con la facciata in stile liberty (o neoclassico), con i due piani sormontati da una balaustra che presenta al centro un pannello scultoreo decorato con strumenti musicali. Sopra il pannello fu posto, sorretto da due figure maschili, un orologio, con in cima l'aquila, simbolo della Contea di Modica. Fu inaugurato nel 1857 con la Traviata di Giuseppe Verdi. è un piccolo vero gioiello, che in miniatura riproduce i teatri delle grandi città, con la sua platea, i suoi tre ordini di palchi molto eleganti, il loggione, la volta istoriata nell'agosto-settembre 1999 con un grandioso dipinto, un olio su tela (diametro m. 4,40) del maestro Piero Guccione e degli altri del Gruppo di Scicli, i pittori Franco Sarnari, Giuseppe Colombo e Piero Roccasalva. Dopo lavori di restauro e di messa in sicurezza, è stato riaperto al pubblico definitivamente nel 2004.
- Palazzo Grimaldi Palazzo Grimaldi, XVIII-XIX secolo, con l'annesso portale della Chiesetta di S. Cristoforo, cappella privata della famiglia Grimaldi, si incontra lungo il corso principale a poche decine di metri dal Duomo di San Pietro. Rappresenta, forse, con i suoi 14 balconi in due piani, il più bell'esempio di edificio in stile neorinascimentale fra quelli che si affacciano sul centro storico di Modica Bassa. Il terzo piano è stato sovrapposto nel secondo Ottocento ma il progettista ha lavorato nel segno di chi lo aveva preceduto, inserendo le mensole sotto i balconi del terzo piano. Qui, peraltro, il partito centrale ripropone un balcone quasi identico a quello del secondo piano, in cui si nota la presenza ai lati degli scudi araldici di famiglia. Il palazzo è sede della Fondazione Giovan Pietro Grimaldi, creata dall'illustre fisico che fu anche Magnifico Rettore dell'Università di Catania, nonché fratello del celebre agronomo Clemente, ed ospita nei suoi saloni una Pinacoteca, ricca di opere pittoriche dei più noti artisti dell'area iblea dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai nostri giorni.
- Castello dei conti In cima ad una rupe, costruito sul pianoro conclusivo di un promontorio roccioso a becco d'aquila, ha rappresentato per tanti secoli la sede del potere politico e amministrativo di quella che fu la Contea di Modica. Dal punto di vista monumentale, il Castello, o ciò che di esso rimane, nato come fortificazione rupestre che si sovrappone ad un'emergenza funeraria del tipo di Pantalica, viene modificato in varie epoche tra l'VIII e il XIX secolo, e si erge su un promontorio roccioso difficilmente attaccabile, con due lati su tre costituiti da pareti a strapiombo.
- Torretta dell'orologio Sui resti post-terremoto (fine XVII sec.) di una torretta di avvistamento (fano) medioevale del castello dei Conti, posta a cavaliere delle mura sottostanti, è stato apposto, nel 1725[24], un orologio meccanico a contrappesi, ancora perfettamente funzionante, i cui complessi meccanismi vengono controllati e riavviati ogni 24 ore circa.
- Casa natale di Salvatore Quasimodo Casa natale di Salvatore Quasimodo, in cui il 20 agosto 1901[27] nacque il poeta, insignito del Premio Nobel per la Letteratura il 10 dicembre 1959. La casa, dove Salvatore visse solo i primi 14 mesi della sua vita[28] è visitabile.
- Cava Ispica raccoglie, in tredici chilometri di lunghezza, numerose testimonianze di epoche diverse: dalle grotticelle sicule a forno dell'età del bronzo, alle catacombe cristiane del Basso Impero (IV-V secolo d.C.), dagli affreschi rupestri della "Grotta dei Santi", ai ruderi della chiesetta bizantina di S. Pancrati. Notevole la catacomba della Larderia, un cimitero ipogeico che in circa 500 m2 (secondo in Sicilia per estensione) racchiude ben 464 tombe, suddivise in tre gallerie sotterranee, delle quali la principale è lunga circa trenta metri. Il sito è in effetti una vera e propria città nella roccia, dove nei pressi delle grotte abitate dagli uomini e dagli animali domestici, ce ne erano altre adibite a magazzini, o a luoghi di culto con altari e affreschi sulla nuda roccia. Infine, nascoste dalla vegetazione o protette da una certa difficoltà di accesso, negli anfratti più ripidi della cava, centinaia di grotte ad uso funerario.
Ragusa Ibla
Antica città dalla quale si sviluppa come ampia propaggine la grande parte nuova di Ragusa. è situata nella parte orientale della città, sopra una collina che va dai 385 ai 440 m s.l.m..
Dopo il terremoto del 1693, la città di Ragusa antica fu ricostruita attuando cantieri che produssero opere, edifici e monumenti di gusto tardo barocco. In essa risultano presenti ben 14 dei 18 monumenti della città di Ragusa oggi iscritti nel patrimonio dell'umanità.
La meravigliosa antica città contiene oltre cinquanta chiese e numerosi palazzi in stile barocco. Nella parte più orientale, si trova il Giardino Ibleo e sono inoltre presenti gli scavi della città antica, chiamata Hybla.
Ragusa Ibla costituì un comune autonomo fino al 1927, quando si riunì a Ragusa Nuova.
Ragusa Ibla è inoltre sede di alcune importanti manifestazioni e tradizioni antiche come Ibla Buskers, Ibla Grand Prize, la festa del Patrono di Ragusa S. Giorgio e la Settimana Santa, vissuta dalle numerose Confraternite attorno alla devozione sempre viva da secoli per il SS. Sacramento esposto in quarantore presso il Duomo di San Giorgio.
Scicli
La presenza umana nel territorio di Scicli risale addirittura al periodo eneolitico, come dimostrano i ritrovamenti della Grotta Maggiore situata vicino all'Ospedale Busacca, datati fra l'età del rame e l'età del bronzo antico (III-II millennio a.C. - XVIII a.C.-XV secolo a.C.).
La caratteristica conformazione del territorio con la presenza di cave e grotte carsiche, ha favorito la nascita di numerosi insediamenti rupestri. Oltre a quello preistorico di Grotta Maggiore, ricordiamo anche l'insediamento tardo bizantino del VII secolo d.C. sito in località Castellaccio, e l'insediamento rupestre bizantino (VIII secolo d.C.) e medievale (X-XI secolo d.C.) in località Chiafura, visibile sino ai nostri giorni. Ritrovamenti archeologici, in particolare i resti di un abitato greco presso la foce dell'Irminio, testimoniano la presenza, o comunque dei contatti di primaria importanza con i greci. Così come Comiso e Ispica, Scicli vanta la propria discendenza dalla città greca-siracusana Casmene, fondata nel VII secolo a.C. Per motivi topografici l'ipotesi che Scicli possa discendere da Casmene è da considerare comunque non realistica.
Oltre ai resti greci sono state trovate tracce che testimoniano la presenza dei cartaginesi, presenti nell'isola fino alla conquista romana avvenuta nel III secolo a.C. Sotto il dominio romano Scicli divenne città "decumana", ovvero città sottoposta al tributo della "decima" consistente nel pagamento di un decimo del raccolto. Dopo la caduta dell'impero romano Scicli passò ai bizantini e subì, come altre città dell'Isola, le incursioni dei Barbari.
Scicli è un centro del barocco ibleo del Val di Noto, Patrimonio dell'Umanità nella lista dell'heritage dell'UNESCO, tra i suoi principali monumenti si ricordano:
Architetture civili
- Palazzo Beneventano: fu definito da Sir Anthony Blunt il più bel palazzo barocco di Sicilia, ("di un pallido colore giallo-oro che al sole acquista un'indescrivibile opulenza"). Si trova alle pendici del Colle di San Matteo in posizione baricentrica tra l'antica cittadella fortificata sita in cima all'altura e la moderna città settecentesca adagiata nei due canyon di Santa Maria La Nova e di San Bartolomeo (le "cave"). Caratteristici mascheroni "irriverenti" adornano i due monumentali prospetti legati da un notevole cantonale. In cima a questo svetta lo stemma coronato dei Beneventano decorato da due teste di mori, ormai uno dei simboli della Città. è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'Unesco.
- Palazzo Fava: uno dei primi, monumentali palazzi barocchi della ricostruzione, rappresenta il perno prospettico tra lo scenario naturale della cava di S. Bartolomeo e la fuga prospettica sul paesaggio antropizzato di piazza Italia e Corso Garibaldi. Notevoli le decorazioni tardobarocche del portale d'onore e dei balconi su piazza Italia ma raggiunge l'apice del genio nell'unico balcone su via san Bartolomeo ornato di grifoni, mostri di ascendenza medievale e manieristica e svariate teste di moro.
- Palazzo Spadaro: sulla via F. Mormino Penna, è una delle sedi istituzionali del Comune. Rappresenta la prova tangibile del progressivo cambio di gusto dalla pomposa e scenografica poetica tardobarocca ad una raffinata e ricercata cultura rocaille. Il prospetto è leggermente curvo e segue l'impianto ancora medievale dell'antico Corso (via Francesco Mormino Penna). Gli interni sia sul piano architettonico che su quello puramente decorativo sono da riferire a rimodulazioni del XIX secolo. Visitabile, sede di numerose mostre temporanee.
- Palazzo di Città (Municipio): sede del Comune. è stato costruito nei primissimi anni del Novecento sul sito del demolito monastero delle Benedettine, annesso alla chiesa di San Giovanni Evangelista. è in stile eclettico neorinascimentale, mostrando elementi del primo Rinascimento fiorentino (le bifore e il bugnato di Palazzo Rucellai progettato a metà del Quattrocento da Leon Battista Alberti) ma anche citazioni michelangioesche (l'ordine gigante).
Architetture religiose
- Chiesa di San Matteo: simbolo di Scicli e chiesa Madre fino al 1874, è posta sul colle di San Matteo, sito della città vecchia. è l'edificio ecclesiastico più antico della Città, alcuni storiografi ne fanno risalire la fondazione all'epoca paleocristiana, altri alla dominazione normanna. Di certo esisteva durante il Medioevo nello stesso sito una grande basilica a tre navate con un alto campanile collocato a sud, dietro le absidi; l'attuale pianta dovrebbe rispecchiare per sommi capi quella medievale: tre navate a cinque campate che sfociano in un ambiente centrico formato dal transetto e dalle tre absidi rettangolari.
- Chiesa di San Guglielmo (ex Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola): della prima metà del Settecento, annessa al Collegio gesuitico demolito a metà del XX secolo; è la Chiesa Madre della città dal 1874, anno del trasferimento della Madrice dalla Basilica di San Matteo. Segue i dettami dell'architettura gesuitica internazionale. Presenta tre navate, con cappelle laterali, presbiterio, coro absidato.
- Chiesa di San Giovanni Evangelista: la facciata concavo-convessa a tre ordini rivela influssi borrominiani (S. Carlino alle Quattro Fontane - Roma). L'interno a pianta ellittica coperta da una cupola (i finestroni si aprono direttamente sull'imposta della cupola) è preceduta da un endonartece e conclusa da un'abside. Gli stucchi e le decorazioni dell'interno sono del secolo XIX.
- Chiesa di San Giuseppe: si trova nel quartiere omonimo; l'interno è settecentesco e custodisce la statua lignea di S. Giuseppe laminata in argento e quella gaginiana di S. Agrippina del Quattrocento.
- Chiesa di Santa Teresa: la facciata rivela influenze ancora legate alla tradizione architettonica precedente il terremoto del 1693. L'interno tardobarocco è uno dei più ricchi della provincia per gli stucchi, le tele, le sculture, le pavimentazioni a tarsie bianche e nere.
- Chiesa di San Bartolomeo Apostolo: risale ai primi anni del XV secolo; inserita nella "cava" omonima, la cui facciata a torre dei primi dell'Ottocento riprende temi già sviluppati a Ragusa da Rosario Gagliardi (Duomo di S. Giorgio) e da fra' Alberto Maria San Giovanni Battista (Chiesa di S.Giuseppe) entrambi a Ibla. L'interno è ad unica navata a croce greca e si presenta sostanzialmente tardo barocco-rococò; custodisce un ciclo di stucchi che vanno dal Settecento all'Ottocento.
- Chiesa di San Michele: come la vicina chiesa di S. Giovanni mostra una struttura architettonica palesemente settecentesca e un apparato decorativo in stucco ottocentesco già pienamente Neoclassico. L'impianto è trapezoidale coperto da una volta in stucco a guscio di noce e concluso da un'abside semicircolare.
- Chiesa di Maria Santissima della Consolazione: la struttura attuale delle navate resistette al sisma del 1693 e risale al 1600 circa; l'abside, il cupolino e gli ambienti adiacenti (Sala del Capitolo, Sagrestia) furono ricostruiti successivamente secondo uno stile pomposamente settecentesco-rococò; notevole la pavimentazione a tarsie marmoree del presbiterio nonché il fastoso organo settecentesco e gli stalli lignei ottocenteschi.
- Chiesa di Santa Maria La Nova: di origini antichissime (probabilmente bizantine), dal 1994 è sede del Santuario di Maria SS. della Pietà. La grande fabbrica ha attraversato vicende costruttive particolarmente complesse e travagliate. La maggior parte delle notizie che abbiamo sono riferibili all'edificio seicentesco e alle successive ricostruzioni. La chiesa è stata retta da sempre da una potente Confraternita che tra l'altro nel XVI secolo acquisì l'ingente eredità del banchiere Pietro di Lorenzo detto Busacca. Queste ingenti somme permisero alla Confraternita non solo di avviare una serie di azioni sociali (la costruzione di un grande e moderno Ospedale, l'istituzione di un fondo per le doti da destinare alle ragazze meno abbienti, etc.) ma anche di edificare in pieno centro una sede degna e maestosa per la fondazione benefica che faceva capo alle rendite di Busacca e di riedificare la propria chiesa, affidando i lavori alle personalità più in voga. L'interno neoclassico è frutto dell'ultima grande ricostruzione (preceduta dalla ricostruzione seicentesca e da quella settecentesca post 1693), si presenta come una enorme aula voltata alla quale fanno capo tre cappelle cupolate per lato; queste sono comunicanti e costituiscono in una visione assiale delle navate laterali. Il profondo coro quadrangolare di Giuseppe Venanzio Marvuglia conclude la grande aula dalla quale è separato dal consueto arco trionfale. L'imponente fronte è frutto di un vasto intervento di tamponamento della facciata settecentesca (a portico e loggia) tuttora leggibile; come da tradizione sud-orientale le facciate sono organismi plastici con un notevole sviluppo verticale (facciate-torri) che fungevano spesso anche da campanili. L'intero complesso è incredibilmente denso di sculture, pitture e reliquie di grande interesse per antichità e pregio. Annesso all'edificio ecclesiale il cosiddetto giardino di San Guglielmo con l'omonima Chiesetta e il tronco del cipresso che la tradizione vuole piantato dal santo. Nel 1878, nell'archivio dell'Arciconfraternita di S. Maria La Nova di Scicli, furono scoperti antichi preziosi manoscritti, tra i quali i Codici Sciclitani.
- Convento dei Cappuccini: il complesso si estende fra le pendici delle rocciosa collina della Croce e l'altura argillosa della Bastita. Il convento fu costruito annesso a quella che era la chiesa di S. Agrippina. Il culto della santa si trasferì poi nella chiesa di San Giuseppe dove ancora rimane una bellissima statua del Quattrocento (di probabile scuola gaginiana) dedicata alla Santa.
- Complesso della Croce: di origini tardomedievali, custodisce tra le sue vecchie mura due antichi chiostri porticati; l'interno della chiesa, rimodulato nel Settecento con un ciclo di stucchi bianchi, conserva ancora numerose lapidi e sepolcri medioevali. La facciata, sobria ed elegante, è impreziosita da un portale con archivolto gotico-catalano, da tre stemmi (quello dell'Università di Scicli (il Comune), quello degli Enriquez e quello dei Cabrera) e da una porzione di cornice che apparteneva al rosone.
- Convento di Sant'Antonino: Nell'ottica dell'ibrido ma con un'apertura straordinaria verso il mondo rinascimentale è il convento di Francescani Conventuali di S. Antonino a Scicli, la cui fondazione oscillerebbe tra 1514 e 1522. La costruzione di una cappella funeraria che funge da tribuna, coperta a cupola costolonata, ma con inserti classicisti deve necessariamente essere accostata a una committenza alta, che non è nota, ma che potrebbe essere stata determinante per costruzioni di cappelle di corte come quelle di Comiso (voluta dai Conti Naselli nel 1517) o di Militello. cappelle cupolate aggregate come tribuna a chiese francescane, secondo la consuetudine inaugurata dal progetto dell'Alberti per il Tempio Malatestiano. Indubbiamente la cappella (attualmente in pessimo stato di conservazione) assume un valore competitivo tanto da potere essere messa in relazione solo con iniziative comitali. La cappella "Cabrera" in Santa Maria di Betlem a Modica assume un significato analogo, ancora più ricco e celebrativo; fermo restando che la sua costruzione deve riferirsi ai primi decenni del XVI secolo, si deve ancora pensare a una committenza alta, forse un ramo della famiglia dei Cabrerà. Si tratta di opere che non è possibile leggere con gli schematismi di un mitizzato e rigido universo classicista poiché esplorano una via siciliana, un "antico" autoctono e pervengono a un Rinascimento esotico che affonda le radici in tecniche costruttive locali. I grandi passaggi nodali che gettano ponti tra l'ultimo gotico e il Rinascimento siciliano seguono probabilmente vie e vicende differenti dal contemporaneo travaglio iberico, ma altrettanto complesse e non sottovalutabili sono le strade di un interscambio culturale stretto. Alla constatazione di comunanze linguistiche, di semplici forme, va anche affiancata una ricerca senza pregiudizi che tenga in giusta considerazione la mobilità della committenza, i suoi programmi e le sue idee.[6]
- Complesso del Carmine: fra tutte le architetture ecclesiastiche della città il complesso del Carmine rivela la più elevata omogeneità stilistica fra le componenti architettoniche, scultoree e pittoriche: tutto concorre a creare un'atmosfera rococò (gli stucchi candidi, la luminosità dell'aula, le numerose tele). L'impianto architettonico ad aula unica è definito da uno splendido ciclo di stucchi monocromi attribuiti al Gianforma stuccatore palermitano allievo di Giacomo Serpotta. Il convento secondo il progetto originario si articolava attorno a due vaste corti porticate delle quali ci è pervenuta soltanto quella orientale, oggi pesantemente occultata da tamponamenti e da aggiunte contemporanee che impediscono di apprezzare in maniera chiara la concezione spaziale originaria. La corte è adornata da due splendide statue inserite in nicchie settecentesche simmetricamente disposte rispetto al grande ingresso. Una originale pavimentazione geometrica a ciottoli (consuetudine consolidata e diffusa) rendeva lo spazio aperto ancora più accentrato.
Portopalo
La cittadina dista 58 chilometri da Siracusa ed è il comune più a sud dell'isola siciliana. Del suo territorio fa parte l'isola di Capo Passero a poche decine di metri dalla terraferma e l'isola delle Correnti a pochi chilometri. È un centro prevalentemente agricolo e marinaro e proprio su queste attività fonda le sue fortune economiche. Il paesino è bagnato dai due mari: lo Jonio e il resto del Mediterraneo.
Sullo Jonio sorgeva un tempo il piccolo porto dove sono ancora presenti, anche se ormai quasi cadenti, le casette dei pescatori. Verso est si staglia l'isola di Capo Passero dove si erge la fortezza spagnola sovrastata da una imponente statua bronzea della Madonna.
Nel territorio comunale, presso il faro della Marina Militare dell'omonima località è ubicata dal 1929 la stazione meteorologica di Cozzo Spadaro, ufficialmente riconosciuta dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale e gestita dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare.
Capo Passero
Prende il nome dall'omonimo capo. Una volta era una penisola, unita alla terraferma da un istmo sabbioso. Lunga appena 1300 metri e larga 500, si estende per 0,37 km2.
Nella zona occidentale vi è una rinomata spiaggia sabbiosa. A nord si trova una tonnara, risalente al Duecento, ormai abbandonata. Ad est la costa è frastagliata e vi sono alcune grotte marine, tra cui quella del Polipo. Vi sono anche vari scogli che affiorano sotto il pelo dell'acqua.
La fortezza voluta dal viceré di Sicilia Marcantonio Colonna nel 1583 e terminata sotto il regno di Filippo III Re di Spagna tra il 1599 e il 1635, è l'edificio storico più importante. Inoltre, nel 1959, è stata inaugurata la statua bronzea di Maria Santissima Scala del Paradiso, realizzata da Mario Ferretti.
Isola delle correnti
L'Isola delle Correnti è una piccola isola tondeggiante della Sicilia, sulla costa ionica, situata nel territorio del comune di Portopalo, estesa per circa 10 000 m2 con un'altezza massima di 4 m sul livello del mare.
è collegata alla terraferma tramite un braccio artificiale, distrutto varie volte dalle onde del mare. Quando la bassa marea trasforma l'isola in una penisola, essa rappresenta l'estremo meridionale dell'isola siciliana.
Sull'isoletta si erge un faro, dove decenni fa alloggiava il farista con la sua famiglia, di forma rettangolare, con davanti un ampio piazzale. Il faro è anch'esso in fase di decadimento, essendo da anni in disuso.
Sull'isolotto cresce poca flora, ma vi abbondano piantine di porro selvatico, capperi e altri arbusti tipici della macchia mediterranea.
Dal 1987 l'isoletta è stata inclusa nel piano regolatore dei parchi e riserve naturali, per la presenza di vegetazione costiera con biocenosi alofile e psammofile relitte.